The Wolf’s Lair / Rupex nella tana del lupo
2021
Tutto iniziò con un gruppo Whatsapp nel gennaio 2020.
Uno di quei gruppi in cui ci sono 20 partecipanti: qualcuno esce immediatamente, buona parte adotta la tattica Jurassic Park (“Non muoverti! Non possono vederti, se non ti muovi”), un paio di elementi interviene solo quando necessario, e il restante gruppetto di loquaci perditempo si crogiola nell’avere finalmente un nuovo spazio immacolato in cui vomitare idiozie, estenuando quel contingente di partecipanti poco avvezzi alla tecnologia incapaci di silenziare una chat su Whatsapp e al tempo stesso troppo cortesi per uscire dal gruppo. Forse anche perché, alla fine, l’obiettivo del gruppo doveva essere organizzare una settimanina di bikepacking fra regaz, cosa tutto sommato piacevole, per cui può valere la pena sopportare i meme di cattivo gusto e le incessanti notifiche.
Beh comunque, noi si voleva andare in Spagna. Siamo anche riusciti a comprare i biglietti.
Poi, come forse qualcuno ricorderà, arriva il Covid. Niente più Spagna. Si ritorna alle idiozie e ai meme di cattivo gusto. Finchè a giugno, uno degli individui del frangente degli assennati dice: ma se andassimo in Abruzzo? C’è questa traccia bella pronta su Bikepacking.com, gentilmente offerta dai Montanus, il celebre duo abruzzese di avventurieri in bicicletta. Si chiama The Wolf’s Lair, la tana del lupo. L’Abruzzo è vicino a casa, affascinante, selvaggio, poco popolato. E poi hai capito, ci sono i lupi! Figata!!! Venduto. La Spagna può aspettare. Certo, l’idea non spicca per originalità: a fine estate, i social testimonieranno che non eravamo stati gli unici ad avere optato per il Wolf’s Lair nell’anno del Covid e delle conseguenti limitazioni alla mobilità imposteci dalla pandemia… anzi, scorrendo i vari feed, mi accorgerò che l’ha fatto anche Mia Nonna in Carriola. E su Strava mi ha pure battuto in tutti i segmenti. Ma non è un problema: l’Abruzzo è una terra fantastica e sottovalutata, e c’è davvero posto per tutti, con carriola o senza.
Grazie a quel paio di individui assennati presenti nella chat, riusciamo a organizzare il viaggio e addirittura a partire. Non tutti, qualcuno lo abbiamo perso per strada. Ma fortunatamente c’è il gruppo di Whatsapp dove condividere sofferenze, gioie, imprecazioni e foto di uomini in lycra che non vedono una saponetta da giorni e cercano invano di montare una tenda sbilenca, ubriacati tanto dalla fatica della giornata quanto da quell’ultimo litro di Montepulciano che non mancherà di ripresentarsi sotto forma di cerchio alla testa e acidità di stomaco la mattina dopo, ad accompagnare la ripartenza in salita su mulattiera scassata e le rampe al 20% sotto il sole di luglio. Ah ecco, forse sarebbe il caso di parlare del giro. Non mi dilungherò tanto perché sul Wolf’s Lair tante parole sono state spese e tante ne saranno spese, e per sapere tutti i dettagli del tragitto basta cliccare sul link qui sopra, usare Google o andare sul blog di MNiC (Mia Nonna in Carriola).
I numeri:
385 km, 8500 mt di dislivello positivo.
70% off-road (il resto asfalto, ma su strade in cui è più raro incrociare un’automobile che un ungulato qualsiasi), pedalabile al 99%.
L’unica cosa che possiamo dire a riguardo, è che quel millantato 1% si è guadagnato il 99% delle imprecazioni.
E giuro che ci siamo dati veramente da fare a pedalare anche l’impedalabile (in perfetto stile Rupex). Per non farci mancare nulla e per assicurarci che ci fosse sempre qualcuno del gruppo in una situazione di svantaggio o disagio, indipendentemente dal tipo di terreno battuto, tre di noi hanno scelto di farla in gravel, gli altri due con la front. Come di regola nelle avventure Rupex non ci sono stati vincitori, ma diciamo che, visti i terreni che si vanno a pedalare, chi scegliesse la gravel non farebbe male ad equipaggiarsi di gomme sufficientemente ciccione (e preferibilmente tubeless), di un rapporto ben leggero e della sufficiente dose di cazzimma per affrontare alcune discese proposte nel percorso (in alternativa possono funzionare anche un semplice sprezzo del pericolo o una generica mancanza di spirito di sopravvivenza).
Attenzione però, perché la traccia, creata dai Montanus nel 2016, è stata rivisitata nel 2019. I ragazzi hanno provveduto a rendere il percorso ancora più off-road, aggiornandone ben 65 km. Ovviamente non mancano deviazioni fini a se stesse su tratturi della morte e rampe sataniche senza senso, ingrediente fondamentale di ogni trail che si rispetti, giusto per essere sicuri di escludere a priori l’eventualità di un ingresso nel regno dei cieli.
Partendo dai pressi de L’Aquila il percorso si sviluppa verso sud e attraversa il Gran Sasso, il Parco della Majella, il Parco Nazionale d’Abruzzo e il gruppo del Sirente, tra montagne desolate, riserve naturali, borghi disabitati o quasi (molti dei quali mostrano ancora ben visibili le cicatrici del terremoto del 2009), stazioni sciistiche che hanno visto tempi migliori e tanti, tantissimi, paesaggi mozzafiato. Il giro si fa in cinque giorni. Anche meno, se siete dei campioni che odiano godersi la vita. Qualcosa di più se, come noi, tra il momento in cui aprite gli occhi in tenda a quello in cui avete smontato e caricato tutto sulla bici passa praticamente mezza giornata. E poi il pomeriggio arriva un temporale e non hai altra scelta che comprare tutto il vino che entra nelle borse e andarlo a consumare in attesa che torni il sole.
Si rimane quasi sempre in quota, in media sui 900/1.000 metri. I ritorni in valle sono tanto pochi quanto estremamente sgraditi, nell’afa appiccicosa e soffocante di una qualsiasi giornata di metà luglio. Ah, e ogni tanto può valere la pena pianificare per tempo i rifornimenti. Perché anche se sulla mappa c’è segnato un piccolo borgo, un paese o quattro case, questo non vuol dire che ci sia un bar, né tantomeno un alimentari aperto. A volte neanche chiuso. Spesso mancano persino gli abitanti. Rimangono solo le case e, ovviamente, l’immancabile chiesa. Oppure solo le loro rovine, come nel caso del suggestivo borgo abbandonato di Sperone. È vero, di persone, come sperato, ne abbiamo incontrate poche. Ma i pochi incontri sono stati davvero piacevoli: la simpatia e l’ospitalità degli abruzzesi ci hanno sempre fatto sentire a casa. Forse siamo stati fortunati, forse lo charme dei suddetti 5 uomini in lycra sporchi e puzzolenti è davvero irresistibile. O forse gli abruzzesi sono persone di cuore, in grado di andare oltre alle apparenze, o quantomeno all’olfatto.
Una volta arrivati a destinazione, mentre siamo intenti a scrostarci di dosso l’abbigliamento ciclistico saldamente calcificato alla pelle dallo sporco, dal lattice e dal sudore accumulati durante la nostra puzzolente avventura tentando invano di nascondere le pudenda dietro allo sportello della macchina parcheggiata a bordo strada, incrociamo per caso lo stesso ristoratore che ci aveva visto partire, che con grande entusiasmo ci invita a mangiare nella sua locanda. Se ne pentirà dopo una manciata di minuti. Rifocillati in abbondanza e leggermente ebbri dall’ormai consueto litro di vino, lasciamo questa terra incantevole con il cuore pieno di gioia e con la promessa di ritornare.
Specifiche generali:
Km: 385
Dislivello positivo: 8.500m
Tipologia di terreno: 70% off-road, 30% asfalto
Bici consigliata: MTB Front o Gravel con coperture generose e rapporto sufficientemente agile.
Tracciato: Consultabile e scaricabile direttamente dalla pagina di The Wolf’s Lair su Bikepacking.com
foto: wok photography
2021
Tutto iniziò con un gruppo Whatsapp nel gennaio 2020.
Uno di quei gruppi in cui ci sono 20 partecipanti: qualcuno esce immediatamente, buona parte adotta la tattica Jurassic Park (“Non muoverti! Non possono vederti, se non ti muovi”), un paio di elementi interviene solo quando necessario, e il restante gruppetto di loquaci perditempo si crogiola nell’avere finalmente un nuovo spazio immacolato in cui vomitare idiozie, estenuando quel contingente di partecipanti poco avvezzi alla tecnologia incapaci di silenziare una chat su Whatsapp e al tempo stesso troppo cortesi per uscire dal gruppo. Forse anche perché, alla fine, l’obiettivo del gruppo doveva essere organizzare una settimanina di bikepacking fra regaz, cosa tutto sommato piacevole, per cui può valere la pena sopportare i meme di cattivo gusto e le incessanti notifiche.
Beh comunque, noi si voleva andare in Spagna. Siamo anche riusciti a comprare i biglietti.
Poi, come forse qualcuno ricorderà, arriva il Covid. Niente più Spagna. Si ritorna alle idiozie e ai meme di cattivo gusto. Finchè a giugno, uno degli individui del frangente degli assennati dice: ma se andassimo in Abruzzo? C’è questa traccia bella pronta su Bikepacking.com, gentilmente offerta dai Montanus, il celebre duo abruzzese di avventurieri in bicicletta. Si chiama The Wolf’s Lair, la tana del lupo. L’Abruzzo è vicino a casa, affascinante, selvaggio, poco popolato. E poi hai capito, ci sono i lupi! Figata!!! Venduto. La Spagna può aspettare. Certo, l’idea non spicca per originalità: a fine estate, i social testimonieranno che non eravamo stati gli unici ad avere optato per il Wolf’s Lair nell’anno del Covid e delle conseguenti limitazioni alla mobilità imposteci dalla pandemia… anzi, scorrendo i vari feed, mi accorgerò che l’ha fatto anche Mia Nonna in Carriola. E su Strava mi ha pure battuto in tutti i segmenti. Ma non è un problema: l’Abruzzo è una terra fantastica e sottovalutata, e c’è davvero posto per tutti, con carriola o senza.
Grazie a quel paio di individui assennati presenti nella chat, riusciamo a organizzare il viaggio e addirittura a partire. Non tutti, qualcuno lo abbiamo perso per strada. Ma fortunatamente c’è il gruppo di Whatsapp dove condividere sofferenze, gioie, imprecazioni e foto di uomini in lycra che non vedono una saponetta da giorni e cercano invano di montare una tenda sbilenca, ubriacati tanto dalla fatica della giornata quanto da quell’ultimo litro di Montepulciano che non mancherà di ripresentarsi sotto forma di cerchio alla testa e acidità di stomaco la mattina dopo, ad accompagnare la ripartenza in salita su mulattiera scassata e le rampe al 20% sotto il sole di luglio. Ah ecco, forse sarebbe il caso di parlare del giro. Non mi dilungherò tanto perché sul Wolf’s Lair tante parole sono state spese e tante ne saranno spese, e per sapere tutti i dettagli del tragitto basta cliccare sul link qui sopra, usare Google o andare sul blog di MNiC (Mia Nonna in Carriola).
I numeri:
385 km, 8500 mt di dislivello positivo.
70% off-road (il resto asfalto, ma su strade in cui è più raro incrociare un’automobile che un ungulato qualsiasi), pedalabile al 99%.
L’unica cosa che possiamo dire a riguardo, è che quel millantato 1% si è guadagnato il 99% delle imprecazioni.
E giuro che ci siamo dati veramente da fare a pedalare anche l’impedalabile (in perfetto stile Rupex). Per non farci mancare nulla e per assicurarci che ci fosse sempre qualcuno del gruppo in una situazione di svantaggio o disagio, indipendentemente dal tipo di terreno battuto, tre di noi hanno scelto di farla in gravel, gli altri due con la front. Come di regola nelle avventure Rupex non ci sono stati vincitori, ma diciamo che, visti i terreni che si vanno a pedalare, chi scegliesse la gravel non farebbe male ad equipaggiarsi di gomme sufficientemente ciccione (e preferibilmente tubeless), di un rapporto ben leggero e della sufficiente dose di cazzimma per affrontare alcune discese proposte nel percorso (in alternativa possono funzionare anche un semplice sprezzo del pericolo o una generica mancanza di spirito di sopravvivenza).
Attenzione però, perché la traccia, creata dai Montanus nel 2016, è stata rivisitata nel 2019. I ragazzi hanno provveduto a rendere il percorso ancora più off-road, aggiornandone ben 65 km. Ovviamente non mancano deviazioni fini a se stesse su tratturi della morte e rampe sataniche senza senso, ingrediente fondamentale di ogni trail che si rispetti, giusto per essere sicuri di escludere a priori l’eventualità di un ingresso nel regno dei cieli.
Partendo dai pressi de L’Aquila il percorso si sviluppa verso sud e attraversa il Gran Sasso, il Parco della Majella, il Parco Nazionale d’Abruzzo e il gruppo del Sirente, tra montagne desolate, riserve naturali, borghi disabitati o quasi (molti dei quali mostrano ancora ben visibili le cicatrici del terremoto del 2009), stazioni sciistiche che hanno visto tempi migliori e tanti, tantissimi, paesaggi mozzafiato. Il giro si fa in cinque giorni. Anche meno, se siete dei campioni che odiano godersi la vita. Qualcosa di più se, come noi, tra il momento in cui aprite gli occhi in tenda a quello in cui avete smontato e caricato tutto sulla bici passa praticamente mezza giornata. E poi il pomeriggio arriva un temporale e non hai altra scelta che comprare tutto il vino che entra nelle borse e andarlo a consumare in attesa che torni il sole.
Si rimane quasi sempre in quota, in media sui 900/1.000 metri. I ritorni in valle sono tanto pochi quanto estremamente sgraditi, nell’afa appiccicosa e soffocante di una qualsiasi giornata di metà luglio. Ah, e ogni tanto può valere la pena pianificare per tempo i rifornimenti. Perché anche se sulla mappa c’è segnato un piccolo borgo, un paese o quattro case, questo non vuol dire che ci sia un bar, né tantomeno un alimentari aperto. A volte neanche chiuso. Spesso mancano persino gli abitanti. Rimangono solo le case e, ovviamente, l’immancabile chiesa. Oppure solo le loro rovine, come nel caso del suggestivo borgo abbandonato di Sperone. È vero, di persone, come sperato, ne abbiamo incontrate poche. Ma i pochi incontri sono stati davvero piacevoli: la simpatia e l’ospitalità degli abruzzesi ci hanno sempre fatto sentire a casa. Forse siamo stati fortunati, forse lo charme dei suddetti 5 uomini in lycra sporchi e puzzolenti è davvero irresistibile. O forse gli abruzzesi sono persone di cuore, in grado di andare oltre alle apparenze, o quantomeno all’olfatto.
Una volta arrivati a destinazione, mentre siamo intenti a scrostarci di dosso l’abbigliamento ciclistico saldamente calcificato alla pelle dallo sporco, dal lattice e dal sudore accumulati durante la nostra puzzolente avventura tentando invano di nascondere le pudenda dietro allo sportello della macchina parcheggiata a bordo strada, incrociamo per caso lo stesso ristoratore che ci aveva visto partire, che con grande entusiasmo ci invita a mangiare nella sua locanda. Se ne pentirà dopo una manciata di minuti. Rifocillati in abbondanza e leggermente ebbri dall’ormai consueto litro di vino, lasciamo questa terra incantevole con il cuore pieno di gioia e con la promessa di ritornare.
Specifiche generali:
Km: 385
Dislivello positivo: 8.500m
Tipologia di terreno: 70% off-road, 30% asfalto
Bici consigliata: MTB Front o Gravel con coperture generose e rapporto sufficientemente agile.
Tracciato: Consultabile e scaricabile direttamente dalla pagina di The Wolf’s Lair su Bikepacking.com
foto: wok photography